Se il cibo diventa divertente “Io dico che se Aristotele avesse cucinato, avrebbe scritto molto di più” 


“Il riposo delle polpette è come il riposo dei pensieri: dopo un pò, vengono meglio” Una frase simbolo per il libro di Massimo Montanari Il Riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo. Le polpette prima di cuocere hanno bisogno di riposare per dare modo a tutti gli ingredienti di amalgamarsi bene rendendole più saporite “un pò come le idee, che sono il risultato di tanti ingredienti: esperienze, contaminazioni, incontri, riflessioni e suggestioni” spiega Montanari, prolifico studioso di storia e cultura del cibo, autore tra i più seguiti al mondo. 

Il libro – pubblicato da Editori Laterza – raccoglie circa 200 racconti attorno al cibo pubblicati negli anni, in diverse testate come “Consumatori” dei soci Coop, “Repubblica”. Perfetto per amanti della cultura enogastronomia e curiosi di storie e società, offre una esplorazione curiosa, a tratti divertente che spazia intorno al mondo degli alimenti, del loro significato simbolico e di appartenenza sociale e all’universo della convivialità. Dal rito maschile del barbecue alla birra come “pane liquido”, dall’invenzione delle patatine fritte alle merendine che uccidono la merenda, dal concetto di “ciò che piace fa bene” fino all’assimilazione di Mc Donald’s alle identità locali.

Perché nel piatto di portata condividiamo la minestra ma presentiamo la carne in piatti separati?  Come il ruolo del pane è entrato nella definizione stessa di uomo? Sono alcuni degli interrogativi cui risponde Montanari in un viaggio che si addentra nella stessa nostra identità di italiani. 

Prendiamo ad esempio il famoso detto “non farsi infinocchiare” come è nato?
Montanari ci spiega che la degustazione del vino per valutarne la qualità non è solo un’arte contemporanea. Già 700 anni fa si parlava di questo argomento in alcuni trattati di agricoltura, come quello di Piero dè Crescenzi che affronta la degustazione di un vino a stomaco pieno o vuoto. Altri scrittori dell’epoca hanno trattato lo spinoso problema del comportamento truffaldino degli osti, che usavano dare noci, formaggio o peggio ancora il finocchio per ingannare le papille dei loro clienti e mascherare il sapore del vino. E infatti “non farti infinocchiare” significa proprio non farti fregare!

Si parla di cibo, di cucina, di alimentazione, di cultura culinaria. Il cibo nell’affresco di Montanari è il risultato di una elaborazione culturale e quindi cresce e si evolve con le società, la sua sostanza viene modificata nel tempo, influenzata, fusa con altre culture. Gli spaghetti al pomodoro, simbolo dell’Italia – protagonisti anche di un altro libro di Montanari – sono emblematici in questo concetto: un prodotto di provenienza araba come la pasta secca, che incontra un alimento, importato in Europa dalle Americhe, come il pomodoro.

“La cucina può essere assunta come metafora della vita – chiosa Montanari – a meno che non ammettiamo che la vita stessa sia metafora della cucina”

AUTORE:
Massimo Montanari, medievalista,  è uno dei massimi esperti in storia dell’alimentazione a livello mondiale, saggista di successo nel campo. E’ docente ordinario presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, dove insegna Storia medievale e Storia dell’alimentazione, direttore del Master Europeo in Storia e cultura dell’alimentazione e insegna presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Nella sua attività di ricerca si è concentrato sulla storia dell’alimentazione, analizzando l’impatto della cultura gastronomica nella società medievale, dai valori economici e simbolici fino agli usi quotidiani.

 

Laura Fini
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